La Guerra Biologica dell’Australia contro i Conigli.

Lungo fino a 45 cm di lunghezza, per un peso che raggiunge i 2,5 kg, il coniglio selvatico europeo (Oryctolagus cuniculus) a prima vista sembrerebbe un animale apparentemente innocuo, tanto da suscitare tenerezza nei più, ma così non la pensano di certo gli abitanti dell’Australia, dove si sta combattendo una vera e propria guerra biologica da più di 150 anni.

Tutto iniziò nel gennaio del 1788, quando 11 navi arrivarono dall’Inghilterra per portare i primi coloni in Australia. Tale gruppo di navi era chiamato First Fleet (Prima Flotta) e aveva lo scopo di trasportare criminali già condannati e qualche volontario nelle terre dell’Impero Britannico per formare una nuova colonia.

In questa nuova terra di opportunità i coloni si portarono con sé non solo vettovaglie e cibo dalla propria terra natia (in ben 3 delle 11 navi erano adibite a navi-magazzino) ma anche animali da allevamento, quali i conigli.

Nei primi decenni non ci furono problemi, anzi, il coniglio era una risorsa e spesso le fattorie australiane avevano degli allevamenti da cui traevano profitto e sostentamento, tant’è che nei primi anni dell’800 ci si accorse che nelle più grandi proprietà gli esemplari arrivavano al migliaio.

La svolta però avvenne nel 1859 quando il colono britannico Thomas Austin liberò 24 conigli nei pressi della propria tenuta vicino a Winchelsea (Victoria), allo scopo di introdurre lo “sport” della caccia al coniglio, di cui era appassionato.

All’epoca Austin venne elogiato per la sua iniziativa, ma gli australiani non potevano immaginare cosa avessero messo in moto.

Mr. Thomas Austin.

I conigli, oltre alle loro orecchie lunghe e alla loro pelliccetta soffice, sono noti per essere estremamente prolifici, e nelle pianure australiane trovarono un habitat perfetto per vivere: grazie alla trasformazione di aree boschive in terreni coltivati vi erano piante basse tra cui nascondersi e di cui cibarsi, un clima temperato, nessun parassita pericoloso e, soprattutto, nessun predatore. Si è calcolato infatti che da 24 esemplari si arrivò a circa 720 solo nel primo anno! Moltiplicate questo numero in maniera pressoché esponenziale per qualche decennio e vi renderete conto dell’enormità di conigli di cui stiamo parlando.

La sovrappopolazione di conigli in Australia rappresenta il caso di più veloce di incremento demografico di mammiferi mai registrato sulla Terra.

Un allevamento di conigli.

Il problema principale associato all’invasione dei conigli era in primis l’occupazione dell’habitat di altre specie di animali, ma anche la distruzione dei raccolti e l’inaridimento dei terreni. Tale fu l’impatto che alcune razze di piante e di animali, soprattutto piccoli roditori, vennero spinte sul limite dell’estinzione. Per citarne alcuni: il topo saltatore scuro (Notomys fuscus), il topo australiano delle pianure (Pseudomys australis) e il mulgara dalla coda crestata (Dasycercus cristicauda).

La distruzione dei raccolti e l’inaridimento dei terreni sono le conseguenze principali della sovrappopolazione dei conigli.

Dal 1866 si iniziò a cercare delle contromisure (dalla caccia, alle trappole, ai veleni, alle recinzioni), ma nessuna soluzione sembrava essere definitiva. Si stima che i locali cacciassero due milioni di conigli l’anno, senza che questo avesse un impatto di qualche tipo sulla popolazione globale.

Si cercò di introdurre nell’habitat le volpi come predatori, ma quest’ultime preferirono cacciare la fauna locale, più lenta delle loro solite prede, conigli compresi. Così facendo i numeri dei piccoli mammiferi si assottigliò ulteriormente e i predatori autoctoni si trovarono incapaci di competere con le volpi per la ricerca del cibo. Per citare una vittima di questa nuova introduzione furono gli esemplari appartenenti alla famiglia dei Potoroidae, in particolare il ratto canguro del deserto (Caloprymnus campestris), portato all’estinzione. Quando si dice rimedio peggiore del danno.

Per tre volte si cercò di costruire degli enormi recinti (per una lunghezza di 3000 km circa, equivalente a poco meno della superficie costiera di Cuba, per intenderci) per circoscrivere un’area allo scopo di contenere l’invasione, ma anche questo metodo fallì.

L’ingrasso a un recinto anti-conigli.

Nel 1887 la situazione era così grave, che il governo del Nuovo Galles del Sud offrì una ricompensa di 25.000 sterline per “qualsiasi metodo di successo non precedentemente conosciuto nella colonia, per lo sterminio efficace dei conigli”. Nonostante tutte le proposte presentate, non si fecero mai determinanti progressi.

Mali estremi richiesero estreme misure.

Nel 1950 venne introdotto deliberatamente nell’ambiente un particolare virus, il “Virus del mixoma del coniglio” (appartenente alla famiglia Poxviridae), in grado di causare una malattia letale per i conigli, la mixomatosi.

Con l’introduzione di questo virus si calcolò un calo della popolazione dei conigli da 600 milioni a 100 milioni.

L’ottimismo riguardo a questo risultato però durò poco, gli esemplari superstiti svilupparono una resistenza al virus, rendendo inefficace l’arma biologica dopo qualche anno.

Seguendo la stessa strategia, negli anni ’80 venne introdotto un nuovo virus, il RHDV (Rabbit Haemorrhagic Disease Virus), un Lagovirus appartenente alla famiglia dei Caliciviridae, che fece registrare la morte del 90% dei conigli, ma, ancora una volta, gli esemplari restanti svilupparono una resistenza.

Nel 1991 si è calcolato che il numero degli esemplari fosse salito a 300 milioni e, pertanto, nel 2000 si ricorse a una nuova variante del RHDV, al momento l’ultima arma biologica utilizzata. Con l’utilizzo di questo ultimo virus si è calcolato che i danni prevenuti all’economia australiana si aggirano intorno al miliardo di dollari nel corso dei prossimi 10 anni.

Questa “guerra” è un problema che deve farci riflettere sulla fragilità degli habitat naturali e di quanto il comportamento sconsiderato dell’uomo sia determinante.


[extra: nell’Australia occidentale sono presenti ancora 3 grandi Rabbit-Proof Fences che dividono il paese, installate tra il 1901 e il 1907, per una lunghezza complessiva di 3253 km; di queste la prima detiene il record mondiale di recinzione ininterrotta più lunga esistente al mondo (1833 km)]

I 3 principali recinti anti-coniglio che dividono l’Australia.

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